Arte, architettura, innovazione, digitale, sostenibilità, ricerca, formazione, spazio pubblico, socialità: sono le parole chiave del percorso per la definizione di uno dei più grandi poli culturali in Italia e spazio di dialogo tra sapere scientifico e sapere umanistico
Nacque come Grande Spedale degli Infermi nella seconda metà del ‘700 per volere del Duca Francesco III d’Este e oggi l’ex Ospedale Sant’Agostino è pronto a svelare il suo nuovo volto come AGO Modena Fabbriche Culturali, uno dei più grandi poli culturali in Italia e spazio di dialogo tra sapere scientifico e sapere umanistico.
Situato nel cuore di Modena, in una parte significativa del centro storico della città sia dal punto di vista urbanistico che storico e culturale, AGO si collega alla riqualificazione di un’ampia area (22mila metri quadrati) con un rilevante investimento finanziario e un inedito approccio al restauro dei beni culturali. Partner del progetto sono Fondazione di Modena, Comune di Modena e Università di Modena e Reggio Emilia.
AGO Modena Fabbriche Culturali rappresenta, per l’entità dell’investimento, per le dimensioni dell’intervento, per l’ampiezza e la qualità dei partner coinvolti, uno dei progetti culturali più importanti e significativi degli ultimi anni a livello nazionale: l’innovativo progetto architettonico, che concilia rispetto dell’esistente e spinta verso il futuro, è stato realizzato in collaborazione tra lo studio di design e innovazione CRA-Carlo Ratti Associati, l’architetto Italo Rota, Francesco Doglioni, già docente di restauro architettonico a Venezia, Ferrara e Trento, e la Società Politecnica.
Come sarà questo imponente hub culturale? Il cantiere è già avviato e ora il masterplan riconsegna all’ex capitale estense un luogo straordinario, trasformato in laboratorio di produzione culturale e partecipazione civica, che ospiterà numerosi enti in grado di lavorare in maniera interdisciplinare: la Fondazione Modena Arti Visive (FMAV), i Musei Universitari, il Museo della Figurina, oltre al Centro Interdipartimentale di ricerca sulle Digital Humanities DHMoRe ed il Future Education Modena (FEM, centro internazionale per la didattica innovativa) che hanno già sede qui.
Molteplici saranno le funzioni di AGO: dal mettere in campo progetti di digitalizzazione e applicazione dell’intelligenza artificiale al campo culturale, a progetti e sperimentazioni su apprendimento, education e formazione, fino alle mostre dedicate alle arti visive, anche nel contesto delle media arts.
Da venerdì 16 dicembre, passato, presente e futuro di AGO convergono nella nuova nuova opera video “Corpus” del collettivo auroraMeccanica, un progetto con FMAV Fondazione Modena Arti Visive a cura di Lorenzo Respi, mentre nel nuovo allestimento della
Farmacia storica vengono raccontati al pubblico gli avanzamenti del cantiere, il progetto di restauro e riqualificazione e le funzioni culturali (i dettagli nel comunicato n.2).
Fondamentale il grande lavoro di collaborazione e sinergia con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti, e Paesaggio grazie a una serrata serie di confronti e a un approccio capace di sviluppare una crescente sintonia e condivisione sui temi architettonici e del restauro.
Il progetto complessivo infatti, sin dall’inizio del percorso è stato scomposto sia a livello spaziale – suddividendo l’area in diversi stralci e lotti – sia per successivi approfondimenti progettuali degli interventi in modo da semplificarne l’iter di approvazione: da giugno 2020 ad oggi ben tre Soprintendenti – Cristina Ambrosini, Federica Galloni, Alessandra Quarto – hanno firmato le autorizzazioni relative all’intero complesso. L’ultimo placet è arrivato il 23 novembre scorso con la firma da parte della Soprintendente Alessandra Quarto dell’autorizzazione su progetto preliminare relativamente alla riqualificazione degli edifici della parte demaniale e delle corti esterne.
Il progetto architettonico di CRA-Carlo Ratti Associati e Italo Rota
L’intervento di CRA e Italo Rota punta a riattivare un sito storico molto articolato, risalente alla metà del XVIII secolo e già oggetto di un progetto di recupero ad opera dell’architetto Gae Aulenti. Il progetto segue un approccio sperimentale, facendo convergere due poli considerati a lungo come opposti: da un lato il mondo del restauro, dall’altro quello dell’architettura cinetica tipica delle dimensioni installative.
Al cuore del percorso di visita, esteso su un’area di oltre 22mila metri quadrati, si trova il simbolo del progetto: una nuova piazza a triangolo, racchiusa tra gli edifici storici dell’ex complesso dell’ospedale di Sant’Agostino, la quale presenta una spettacolare copertura cinetica realizzata in collaborazione con l’ingegnere e artista americano Chuck Hoberman, maggiore esperto mondiale di strutture dinamiche, già al lavoro per la NASA. Hoberman e CRA hanno disegnato una leggerissima struttura pieghevole e trasparente: un origami capace di aprirsi e chiudersi in maniera armonica, trasformando in piazza e area di ritrovo un luogo a lungo dimenticato.
“I luoghi della cultura devono essere pensati come dinamici, vale a dire capaci di incorporare modifiche di uso, sul breve e sul lungo termine. Ripercorrere il passato del complesso S. Agostino significa incontrare una panoplia di storie, personaggi e funzioni: si tratta di una diversità a volte contraddittoria, ma nella cui molteplicità risiede la memoria urbana – spiegano dallo studio di design e innovazione CRA-Carlo Ratti Associati – Poiché AGO ha avuto tanti passati, crediamo dovrà avere oggi una molteplicità di futuri. Il nostro dovere da progettisti nell’intraprendere un’operazione di restauro diventa allora non tanto quello di “congelare” l’edificio, bensì quello di predisporre una piattaforma capace di accogliere trasformazioni nel corso del tempo”.
Il progetto, poi, dà vita a una serie di stanze flessibili e riconfigurabili, capaci di ospitare le differenti funzioni di AGO. Dopo il grande foyer comune a doppia altezza, il cammino si snoda attraverso i corridori delle “tenaglie”, restaurati per ripristinarne la monumentalità originaria, attraverso la reinterpretazione dell’antico sistema di volte a botte e a crociera. Entrando nel cuore dell’isolato, attraverso la corte del Museo Anatomico si arriva poi alla Corte del Camino e al sistema di edifici non monumentali, ulteriore porzione del complesso restituita alla città. Da qui, grazie a un’altra installazione cinetica, si arriva alla nuova terrazza: un “giardino” sospeso sopra i tetti di AGO. Da questo spazio pubblico, dove si incontrano naturale e artificiale, la vista si allarga sulle cupole e i campanili del centro storico di Modena.